È probabile, ma non scontato, che, nella voracia con cui ha ingoiato riviste e pieghevoli, deglutito documentari da edicola, macinato opinioni e ipotesi altrui qua e là nella Rete, l’Italiano – sia esso gitante semplice o Grande Avventuriero, studente di lingue vikinghe o ricercatore in fuga dalla nostrana indigenza –, alla vigilia della sua partenza per la Svezia, possa essersi imbattuto nell’opera dell’onesto Luigi Scattini, Svezia, Inferno e Paradiso: ebbene, mai titolo fu più azzeccato, perché la Svezia è proprio questo, un Paradiso e un Inferno...

mercoledì 31 ottobre 2007

Società I - Documenti, prego!



   Gli Svedesi, forse, non brillano per spontaneità; presumibilmente la loro giornata non verrà traviata da fatali accidentacci o sùbiti ghiribizzi; se questa sera, tornati a casa, volessero concedersi un boccale di birra forte, è verosimile abbiano provveduto già ieri ad acquistarne. Giacché qui, anche consegnarsi libero ostaggio ai fumi dell’alcole tra le pareti domestiche, è cosa da programmare, da marcare nelle effemeridi, da monitorare, come si dice oggi. Una pennichella pomeridiana può essere fatale: alle sei e mezza in settimana, alle tre il sabato (scordatevi la domenica!), vini, birre e spiriti scompaiono dal mercato: dovevate pensarci prima! Chi proprio non volesse rinunciare all’ubriachezza in pigiama, può sempre ciabattare al supermercato, dove troverà in surrogato leggero (2,8 o 3,5 gradi) le migliori marche di birra, e potrà una volta a casa berne a volontà, secondo il principio addizionale per cui l’orizzonte alcolemico vagheggiato può sempre e comunque essere raggiunto. Per procurarsi queste mansuete bevande, vacue e scialbe se non accompagnate dall’acquavite, null’altro è necessario che dimostrare alla cassa la propria maggiore età; in vista di ciò è bene, quandunque si appaia ancora acerbi, fanciulleschi o rimbambiniti da recentissima tonsura, portare sempre seco il cosiddetto leg, ammiccante contrazione di legitimation, o documento d’identità. Quasi ad esorcismo e scongiuro di patetici mascheramenti, barbe posticce, abbigliamenti senescenti, trampoli o piramidi umane dissimulati da improbabili cappotti, i Supermercati levano ogni dubbio e si riservano l’esame del documento a chiunque sotto i trent’anni; ragion per cui, alla legittima, legale richiesta del commesso, a nulla vale impermalirsi e mortificarsi: è questo, talvolta, il vero prezzo da pagare per una birra in Isvezia.
   Generalmente una esibita canuzie, abbinata magari a ripetuti solchi in viso e senili macule sulle mani, lentezza nei movimenti e problemi con il codice della carta di credito, viene presa per prova certa dell’età dell’affabile libante; almeno di ciò andava certo il signor Henricsson, classe 1930, spettabile cittadino di Gällivare, Svezia del Nord, quando, due giorni fa, alla cassa del supermercato dove aveva fatto la spesa negli ultimi quarant’anni, si è visto chiedere un documento perché, insieme a latte e caffè (tipico: come andare in farmacia e diluire imbarazzati l’acquisto di profilattici con dentifricio e zigulì), aveva deposto sul banco qualche birra leggera. Il dabbene Henricsson, conosciuto per il suo impegno politico e civile da tutta la comunità, non ha affatto tollerato l’insolenza della giovane cassiera; ma questa, in delirio di zelo, ha richiesto il pronto intervento del direttore, il quale, nonostante conoscesse di persona l’onesto anzianotto, ha ribadito la politica del supermercato: «documenti, prego!». Al nostro non è restato che fare qualche passo in più fino al supermercato successivo, filiale della stessa catena per di più, dove nessuno ha osato metterne in dubbio il raggiungimento della maggiore età; la festa dei pensionati, cui le libagioni erano riservate, è stata salvata.
   Certo, l’ardore e la dedizione con cui la Legge, qui in Isvezia, è talvolta esercitata, fa quasi tenerezza. Ricordo pochi mesi fa, alla vigilia della festa di mezza estate, me ne stavo in fila alla cassa di un Systembolaget (lo spaccio statale degli alcolici) con una bottiglia di acquavite e un cartone di birre, quando, giunto il mio turno, fui invitato ad esibire un documento. La mia patente, che finora aveva fatto il suo dovere in altre filiali, venne rifiutata: non v’era traccia della data di nascita. Invitai la cassiera ad un semplice calcolo: se la patente data l’anno 2000, e questo è il 2007, premettendo che la patente non si consegue prima del diciottesimo anno di età, ne deriva che come minimo io ho 25 anni. A nulla servì l’elementare ragionamento. La mia amorosa, che se ne stava spazientita con me, documento munita, e ventunenne, si offerse per il lecito acquisto, ma le fu rifiutato col pretesto che è illegale comprare alcol per terzi (io) presunti minorenni. Al che io sfidai la commessa: le dissi che avrei fatto la fila ad un’altra cassa, ma essa, per i poteri da chissà chi conferitegli, decise che sia io che la signorina eravamo banditi dal negozio. A corto di parole, giacché non conosco insulti in svedese, e dubito ne esistano di adeguati, optai per un plateale, ecumenico, onnicomprensibile «Fuck off!», le mollai il malloppo e me ne andai con italica gesticolazione. Corsi a casa, ricuperai il documento, infransi i codici stradali per arrivare in tempo ad un più vicino Systembolaget, afferrai la stessa acquavite, la stessa cassa di birre, scelsi una commessa dall’aria zelante (rifiutai di proposito il giovane capellone), e pagai senza che mi venisse richiesto di esibire alcunché. Forse che l’ira m’aveva fatto più senile...

2 commenti:

foti ha detto...

Integrato lei non mi aggiorna più.

Akhrod ha detto...

Dimentichi di dire i costi delle suddette bevande nel systembolaget... col tempo ho imparato ad ignorare quei prezzi, ma all'inizio mi sembravano spaventosi... 300 corone una bottiglia di whisky, dai...